domenica 17 febbraio 2013

Cellule staminali del cordone ombelicale, conservazione e donazione a confronto


All'interno del sangue cordonale è presente una popolazione di cellule, dette staminali da cordone ombelicale, che grazie sia a continui progressi della ricerca, sia grazie a risultati clinici già ottenuti, si sta confermando sempre più di grande importanza per il trattamento di numerose patologie. Il sangue cordonale (e le staminali in esso contenute) può essere conservato e le strade possibili sono due: la donazione del cordone ombelicale in strutture pubbliche oppure la sua conservazione in biobanche private. Entrambe le vie sono meritevoli, ma il servizio offerto presenta alcune sostanziali differenze, che è necessario conoscere per fare la scelta migliore per le proprie esigenze.
Il servizio pubblico prevede la conservazione delle cellule staminali prelevate dai cordoni in apposite strutture presenti sul territorio nazionale. I campioni donati vengono catalogati e inseriti in una banca dati e diventano di proprietà pubblica, pronti per essere utilizzati in casi di trapianti allogenici, ovvero verso un donatore esterno con cui viene riscontrata compatibilità. Fanno eccezione le coppie in attesa di un bambino a rischio di contrarre patologie geneticamente determinate, per i quali è possibile usufruire di un particolare servizio che prevede la conservazione ad uso dedicato [1].
Tuttavia, a fronte di un numero di donazioni pari a 22.166 unità nel 2011, solamente 3.142 campioni sono stati conservati [2]. Un dato allarmante, che di fatto dimostra i limiti dell'attuale sistema Italiano di bancaggio pubblico.
Scegliere di conservare le cellule staminali del cordone ombelicale del proprio figlio in una struttura privata dà ai genitori la piena proprietà del campione che è immediatamente disponibile in caso di bisogno ai fini sia di un trapianto autologo, quando vengono infuse nel paziente le sue stesse staminali, sia di un trapianto allogenico intra-famigliare, ovvero quando il paziente riceve cellule donategli da un famigliare. Diversi bambini trattati con le cellule conservate privatamente hanno riportato risultati clinici positivi. Molti sono i casi di trapianti intra-familiari, come per esempio quello di Jan, un ragazzino colpito da anemia aplastica le cui condizioni sono migliorate dopo il trapianto delle cellule cordonali del fratello minore [3]. Anche i trapianti autologhi, come quello che ha ricevuto una bimba affetta da leucemia linfoblastica acuta, hanno dimostrato la loro possibile efficacia [4]. Oggi, trascorsi sei anni dal trapianto, la piccola trascorre un’infanzia serena e del tutto simile a quella dei suoi coetanei.
Per ulteriori informazioni: www.sorgente.com
Note:
1. Decreto Ministeriale 18 novembre 2009.
2. Dati riportati all’interno del report 2011 del CNS. 3. Leggi l’articolo completo sul caso di Jan.
4.
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2 commenti:

  1. Cara CosmicMummy,
    non sei bene informata...ne sulle dinamiche del sistema pubblico ne tantomeno in merito al privato

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    1. Credo che certi argomenti, sono molto delicati. A ognuno il suo pensiero e la sua scelta.

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